L’intervento di mastoplastica additiva è una degli interventi più comuni di chirurgia Estetica. L’intervento si propone non solo di aumentare il volume del seno, ma di correggerne anche eventuali difetti di forma, asimmetrie o una ptosi.
L’intervento viene eseguito in anestesia generale. Questo vuol dire che l’intervento è completamente indolore. Nel post-operatorio il dolore è generalmente minimo e facilmente controllabile farmaci anti-dolorifici. Una notte di ricovero è necessaria per garantire un post-operatorio sicuro, indolore (grazie ad un’efficace terapia anti-dolorifica endovena) e una pronta ripresa.
Generalmente vengono messi due drenaggi, uno per parte, che vengono rimossi l’indomani mattina prima della dimissione.
Ma vediamo più nel dettaglio come avviene l’intervento e quali sono le principali variabili che lo caratterizzano, ovvero l’incisione, la scelta della protesi e il posizionamento della protesi.
Incisione
Ogni incisione lascia una cicatrice. Per questo l’incisione deve essere minima e localizzata in punti difficilmente visibili. Questa può essere eseguita attorno alla metà inferiore dell’areola (si parla di incisione “emiperiareolare”) oppure a livello del solco mammario.
Personalmente ritengo che sia preferibile l’incisione a livello del solco mammario per diverse ragioni: si evita in questa maniera di intaccare con l’intervento la ghiandola mammaria e lo sbocco dei dotti. In altre parole non si corre rischio di compromettere la capacità di allattare. Un altro vantaggio è la sterilità: i dotti della ghiandola mammaria possono non essere completamente sterili. La loro interruzione durante l’intervento può provocare una contaminazione della protesi. Utilizzare quindi un accesso che riduca il rischio di contaminazione è preferibile.
Una terza ragione per la quale preferisco l’incisione al solco è la sensibilità: ogni incisione interrompe quelle minuscole fibre nervose che si trovano immediatamente sotto al derma. Un’incisione sull’areola può provocare in una diminuita sensibilità tattile ed erogena.
In alcuni casi è possibile fare incisioni diverse in caso sia necessario correggere piccoli difetti di forma. Un esempio può essere la neccessità di correggere contemporaneamente una ptosi mammaria. In questo caso l’incisione potrà essere eseguita attorno all’areola per consentirne una sua risalita. E’ importante quindi la visita, per definire insieme al chirurgo quali sono le esigenze e gli obiettivi dell’intervento.
Posizionamento della protesi
Il posizionamento della protesi è un punto fondamentale che va analizzato caso per caso. La protesi può essere messa immediatamente sotto la ghiandola (sottoghiandolare), sotto al muscolo grande pettorale (sottomuscolare) o parzialmente sotto il muscolo pettorale (dual-plane). Analizziamoli nel dettaglio:
Posizionamento sottoghiandolare: la protesi viene posizionata sopra il muscolo e dietro alla ghiandola pre-esistente. Il risultato è molto naturale, il post-operatorio è meno doloroso. Questa tecnica non può essere applicata in mammelle piccole o con cute molto sottile, pena una protesi molto visibile e poco naturale.
Posizionamento sottomuscolare: questa tecnica viene preferita in pazienti magre con poca ghiandola. Il posizionamento sottomuscolare rende meno visibile il profilo della protesi. Questa tecnica tuttavia non consente di utilizzare protesi molto voluminose. Infatti lo spazio disponibile sotto al muscolo è limitato. Questo tipo di posizionamento andrebbe inoltre evitato in pazienti molto sportive, in quanto il profilo della protesi può modificarsi con la ripetuta contrazione del muscolo.
Posizionamento dual-plane: questa soluzione è una via di mezzo rispetto alle precedenti. Infatti la protesi viene posizionata sotto il muscolo nella sua porzione superiore e lasciata sottoghiandolare in quella inferiore. In questo modo il profilo superiore della protesi è camuffato e poco visibile grazie al muscolo pettorale che la ricopre nella parte superiore. Nella parte inferiore invece la mammella risulta piena e naturale.
Ogni procedura possiede vantaggi e svantaggi. Nessuna di queste tre modalità può essere applicata sempre e in maniera indistinta a tutte le pazienti perché non si otterrebbe un risultato ottimale. E’ pertanto di fondamentale importanza il colloquio, mirato a comprendere i desideri e le necessità della paziente, in modo da eseguire un intervento “su misura”.